Dopo il bis dell’applaudito concerto-omaggio a Eliodoro Sollima, Giovanni, suo figlio, violoncello solista della serata, ha preso la partitura dal leggio, l’ha alzata e agitata verso il pubblico come a voler rimarcare che il plauso più meritato era per il padre prima ancora che per gli interpreti.

Nell’affollata chiesa-auditorium del Santissimo Salvatore la Filarmonica Sollima ha celebrato il novantesimo anniversario dalla nascita del compositore scomparso nel 2000 che è di fatto patrimonio musicale della città e lo ha testimoniato anche il pubblico di ieri sera, il sindaco Leoluca Orlando presente, con le sue rappresentanze artistiche e musicali, istituzionali e non.

La sua musica ha la potenza e la precisione dell’incisione su pietra, le due Cantate per  voci miste, flauto, violoncello e 12 strumenti, tutta la solennità e il canone dell’antico in un linguaggio e timbro contemporanei. L’efficacia emotiva è dunque infallibile già nella scrittura al servizio della quale hanno lavorato il direttore Salvatore Percacciolo e il maestro collaboratore Fabio Ciulla, alla testa dell’Eliodoro Sollima Ensemble, con Luigi (flauto) e Giovanni Sollima strumenti solisti. Le voci di Francesca Adamo, Lorena Scarlata, Monica Iraci, Rosolino Cardile, Simone Spera e Ugo Giuagliardo, in particolare, sono complici dei tanti commoventi climax insieme all’inconfondibile timbro del violoncello di Giovanni Sollima.

La cantata profana eppure dai toni sacri, Cu ‘ntra vui ha fattu chiù delitti, e quella sacra, Qui sine peccato est vestrum…, sono una condanna della cultura della violenza, pertanto sono state dedicate ieri alla strage di Berlino. Il concerto è stato quindi un tributo significativo alla funzione sociale della musica oltre che un esempio di eredità musicale, non solo perché i figli hanno promosso e organizzato l’evento e alcuni si sono esibiti sul palco accanto alla nipote Francesca Adamo, ma per la linea di eredità culturale che va al di là della familiarità.

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Dopo il bis dell’applaudito concerto-omaggio a Eliodoro Sollima, Giovanni, suo figlio, violoncello solista della serata, ha preso la partitura dal leggio, l’ha alzata e agitata verso il pubblico come a voler rimarcare che il plauso più meritato era per il padre prima ancora che per gli interpreti. Continua a leggere